I rumors su un probabile e imminente arrivo del nuovo drone Mavic Mini 2 si fanno sempre più insistenti, e così tantissimi appassionati corrono a disfarsi il prima possibile del modello originario, il Mavic Mini (uscito appena un anno fa), nel tentativo di guadagnare qualche euro da reinvestire prima che sia troppo tardi.
Dell’utilità dei droni si parla ormai da anni, non è più una novità, ma certo è improbabile che il nostro vicino, che magari vediamo spesso pilotare un drone sopra le nostre case, sia un professionista che possiede una regolare autorizzazione per effettuare un’ispezione sullo stato di salute dei tetti del condominio. La verità è che il vero boom dei droni, almeno finora, è quello legato ai piloti amatoriali, quelli che oltre dieci anni fa facevano la corsa all’acquisto della fotocamera con più megapixel, poi sono passati a fare la stessa cosa col cellulare e adesso lo fanno anche con l’ultimo quadricottero.
Ed è proprio a loro che si rivolge DJI, azienda cinese che detiene almeno i tre quarti dell’intero mercato mondiale dei droni commerciali, che a ottobre 2019, dopo aver dedicato gli anni precedenti ad alzare l’asticella della qualità e delle performance producendo droni di fascia medio-alta, si è concentrata seriamente nel colmare la fascia più bassa (che poi proprio bassa non è, visto che fino a poco fa la versione di base del Mavic Mini costava 400 euro), strizzando l’occhio ai principianti o comunque ai non professionisti con un drone che era un concentrato della migliore tecnologia possibile che consentisse di non superare i 250 grammi di peso, il famoso limite al di sotto del quale le future norme europee EASA permetteranno di volare affrontando un percorso burocratico e normative più semplici anche in Italia.
E allora via all’acquisto del drone di culto, un po’ come succedeva anni fa con l’iPhone, salvo poi restare bloccati in piena primavera in casa per via del lockdown, e poi ancora senza poter filmare il mare in piena estate, almeno quello in spiaggia, per via della normativa che proibiva i voli sopra lo spazio aereo costiero.
Insomma per moltissimi piloti il Mavic Mini è stato più pagato ed osannato, che effettivamente sfruttato, mentre già da qualche settimana la stessa DJI ha ripreso a stuzzicare la fantasia dei suoi fan indirizzando i loro desideri verso il nuovo modello, attraverso una mole di incredibili leak e rumors che invece trasudano strategie di marketing da tutti i pori. Così ora tutti sui forum e sui social, a parlare di come potrebbe essere questo nuovo drone, salvo poi ricordarsi che in casa, magari ad ammuffire da un po’ nella borsa, ci sarebbe ancora il primo modello.
Che fare allora? Ovvio! Venderlo subito sui siti di annunci, e pure il prima possibile! Perché appena uscirà il 2, il Mavic Mini “storico” non varrà quasi più nulla, anche perché saranno tantissimi quelli che vorranno disfarsene e difficilmente la domanda sarà all’altezza dell’offerta, vista la possibilità di prendere un drone nuovo, con garanzia, più moderno e in generale migliore. E allora tutti di corsa a mettere in vendita il Mavic Mini su siti specializzati come Dronia, ma anche sui famosi mercatini di Subito, Bakeca e compagnia bella, sperando di recuperare almeno una piccola parte dell’investimento fatto un anno fa (ricordiamo che la versione Fly More Combo del Mavic Mini, quella più accessori e batterie, costava 500 euro).
Tutto in modo molto frenetico, assecondando senza riflettere le strategie di marketing di un’azienda, con sedi in tutto il mondo, che invece sa benissimo quello che fa. E che magari sa benissimo anche fin d’ora che il Mavic Mini 2, magari tra altri 12 o 18 mesi, farà la fine del primo, finendo anzitempo nel dimenticatoio senza venire usato dal proprietario quanto egli penserebbe, o comunque quanto meriterebbe di essere usato vista la spesa (che si annuncia di almeno 500 euro).