Stop allo psicologo fai da te: l’autodiagnosi è distruttiva

L’autodiagnosi è fuorviante. Come psicologa e psicoterapeuta da diversi anni, la Dottoressa Stefania Ciaccia incontra spesso persone che si affidano alla sapiente conoscenze del web per diagnosticarsi malattie mentali.

È autodistruttivo afferma la professionista. Purtroppo, però, la cosiddetta autodiagnosi di condizioni di salute mentale è una tendenza in crescita tra i giovani italiani.

L’esplosione di contenuti generati dagli utenti su piattaforme di social media come TikTok e Instagram, incoraggiano l’identificazione di sé con un disturbo. Per esempio, gli hashtag su TikTok nel 2021 includono 2,7 miliardi di visualizzazioni per l’ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività), 2,5 miliardi per la Tourette e 1,5 miliardi per il DID (disturbo dissociativo dell’identità).

Inoltre, sono emersi picchi anche per il disturbo ossessivo compulsivo, l’autismo e il disturbo borderline di personalità.

Video sui disturbi mentali per avere più visualizzazioni

 

I video di esperienze personali sembrano essere i più influenti sulle varie piattaforme social.

In queste brevi registrazioni, i creatori condividono la loro lotta con una condizione, dimostrano o identificano i sintomi, spiegano come un’autodiagnosi abbia portato a un’epifania di comprensione di sé, raccontano i passi che stanno facendo per affrontare il problema e così via.

Uno studio recente ha riportato che tra i 100 video sull’ADHD più popolari su TikTok, il coinvolgimento maggiore è stato registrato nei video di esperienze personali, con una media di quasi 3,9 milioni di visualizzazioni ciascuno. Uno studio precedente sui video sull’ADHD su YouTube ha rilevato il maggior numero di “mi piace” per le storie di esperienze personali.

Stop alle ricerche su internet

 

Le persone che la Dottoressa Stefania Ciaccia dello Studio Il Bucaneve ha incontrato nel corso degli anni parlano spesso di “autodiagnosi”.

Fanno riferimento a ricerche su Google, articoli di giornali e riviste, colloqui con amici e familiari e pubblicità farmaceutiche come fonti di storie e idee su particolari disturbi che gli hanno innescato il dubbio e li hanno convinti di soffrire di una particolare condizione.

La maggior parte ha poi cercato un aiuto professionale.

Differenze tra autodiagnosi e diagnosi ufficiale

Sebbene l’”autodiagnosi” sia una pratica comune, è fuorviante.

Per prima cosa, una “diagnosi” è una conclusione che segue un esame medico da parte di un professionista qualificato.

Chiunque non sia competente e non abbia effettivamente lavorato nel settore, può solo applicare etichette psichiatriche in base alla sua esperienza, anche in assenza di un consulto professionale, ma tali etichette non hanno alcun valore formale.

Per questo motivo, quando si parla di “autodiagnosi”, gli autori dei video sono costretti a contrapporla a una diagnosi “ufficiale”, cioè fatta da un medico o da un infermiere professionista e dotata di autorità medica e legale, come la Dott.ssa Ciaccia, psicologa e psicoterapeuta.

In fin dei conti, non è possibile fare diagnosi da soli. Tuttavia, spesso accade che le persone che hanno deciso di essere affetti da un problema si arrabbiano o cambiano medico quando il professionista non è d’accordo.

Ecco cosa ha reso famosi i disturbi mentali

 

Le rappresentazioni mediatiche, come film o serie tv, e commerciali hanno rilevato un grande successo fra tutti coloro che si auto-definisco con un disturbo.

Un esempio lampante è un video prodotto dagli utenti su TikTok. Il video elencava “brividi d’ansia”, “fare rumore a caso” e “essere competitivi” come sintomi dell’ADHD. Nessuno di questi compare nel DSM.

Questi sintomi sono comuni per un’infinità di problemi e malattie, anche sintomo di una semplice giornata andata male.

Questa diffusione si è allargata a macchia d’olio, così da trasformare una malattia mentale in un vero e proprio “marchio virtuale” che viene addossato per ogni sorta di esperienza problematica, frustrante e deludente, dallo scarso rendimento al lavoro o a scuola alla sensazione di essere assediati e sopraffatti da tutto ciò che si deve fare.

Spesso il disagio quotidiano, i conflitti di ruolo e i problemi della vita motivano l’identificazione personale delle malattie mentali anche se di fatto sono lontane anni luce dall’esprimere un vero e proprio disturbo psichico.

La mal interpretazione delle malattie mentali

 

Il vero problema è la scarsa conoscenza riguardo a questi aspetti della vita. Etichettarsi con una malattia mentale è sintomo anche della mancanza di studi approfonditi e viene spesso preso sottogamba.

I pazienti che si sono rivolti alla Dottoressa Stefania Ciaccia non hanno trattato le loro condizioni auto-etichettate come se avessero significati medici oggettivi e predefiniti, come può capitare per il diabete o le malattie cardiache.

Piuttosto, hanno definito le condizioni nei loro termini autoreferenziali, trasformando una definizione nel loro modo di pensare, adattandola alle loro esperienza e alle loro identità.

Giocare al dottore con la propria vita non è mai un bene.

Purtroppo, però, le case farmaceutiche promettono uno stile di vita eccezionale nelle loro pubblicità. Questo non è un attacco al modo di fare marketing, piuttosto è un allarme che deve essere sentito da tutti.

Insomma, quando guardi la pubblicità dei Loacker non pensi davvero che ci siano degli gnomi a fabbricarli. Lo stesso accade coi farmaci.

Bisogna fare attenzione ed affidarsi sempre ad un esperto prima di convincersi di avere una malattia mentale.

Come psicologa e psicoterapeuta, la Dottoressa Stefania Ciaccia insieme alla collega Francesca Cervati, offrono consulenza psicologica e psichiatrica.

Se temi di soffrire di un disturbo mentale, non chiuderti dietro uno schermo, piuttosto affidati a chi può davvero esserti d’aiuto.